La crepa d’oro di ZZ7

Quando Luca appena entrato in possesso delle chiavi dello spazio in Via Emilio Zago, 7 a/b, a Bologna mi ha invitato a visitarlo, ci siamo messi subito a fantasticare su cosa si sarebbe potuto fare per migliorarlo e per valorizzare quelle che erano le peculiarità della struttura esistente.
Luca ha fatto parecchi lavori di ristrutturazione, non invasivi ma migliorativi: ha rifatto completamente il bagno che abbiamo chiamato #ftalo.
Ha ri-pavimentato, dipinto e attrezzato la sala cucina #carnicino.
Mentre nella sala più grande i lavori sono stati minimi o quasi: la pavimentazione del soppalco è stata rifatta; sotto ha costruito con il cartongesso il magazzino, #ottanio, comodo dove ponteggi scatole e attrezzi stanno ben riposti sugli scaffali e permettono di lasciare l’ambiente in ordine.
La pavimentazione della sala grande (#alizarina) è stata oggetto di molte disquisizioni: una grossa crepa attraversava in diagonale tutta la metratura della gettata di cemento originaria.
Parquet? Linoleum? Resina?
Ma il cemento ha il suo fascino in strutture industriali nelle quali recuperandole si intende mantenerne il sapore. Allora mi è venuto in mente il “kintsugi” giapponese. Quando i giapponesi rompono un vaso, lo aggiustano riempiendo la spaccatura con l’oro anziché con la colla. Metallo prezioso anziché sostanza adesiva.
Una forte simbologia!
In Giappone pensano che quando qualcosa ha subito una ferita, grazie alla sua storia, diventa più bella.
Una grande differenza tra il nostro mondo occidentale dove facciamo fatica a fare pace con le crepe.
Noi abbiamo voluto così esaltare la storia di quel luogo, di quel pavimento, di tutti i piedi che lo hanno calpestato, di tutti gli attrezzi caduti e raccolti. Delle vibrazioni di decenni di treni passati ogni giorno.
Per noi la storia, la tradizione, sono importanti.
Luca ha riempito le fessure del pavimento utilizzando una miscela di materiali ben composti grazie alla sua grande esperienza.
A ZZ7 ora abbiamo una grande crepa d’oro che è come se fosse una di quelle vistose cicatrici delle quali è bello vantarsi.
Nel nostro periodo di assoluto narcisismo e autoreferenzialità dove tutto quello che non è perfetto, nuovo, sano finisce nel “rusco”, noi sappiamo che anche il dolore è prezioso, ci fa male, ci fa soffrire, ma ci aiuta a vivere, ad andare oltre e a migliorare. Ci stimola e ci permette di raggiungere grandi risultati, così nella vita, come nell’arte.

Il dolore – ricorda lo scrittore Jim Butcher –  è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. Il dolore fa due cose: ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro”.