Un signore di nome PUFF

In viale Masini, non lontano da noi, negli ultimi giorni è cambiato qualcosa.

Siamo in un quartiere in cui i cambiamenti in strada sono all’ordine del giorno, sono i muri a cambiare. Ci sono murales in ogni dove qui: coloratissimi, delicati, ci sono uccellini, alberi, facce e tante, tantissime, tag. La strada che porta alla nostra bottega fiancheggia il ponte di Via Stalingrado e si evolve continuamente, litri e litri di colore sono stati spruzzati sovrapponendosi nel tempo, è decisamente un quartiere vivace, siamo vicini anche a R.U.S.Co. un ex zincaturificio abbandonato che è diventato il museo dei murales.

A Bologna poi ogni anno a maggio c’è Cheap festival, durante il quale vengono selezionati artisti che, nei giorni della manifestazione, attaccano manifesti con le loro opere in giro per Bologna. Opere d’arte a cielo aperto.

Ma questa delle affissioni è una storia che piace agli artisti.
Circa 8 anni fa comparivano sulle bacheche in giro per la città dei manifesti che ritraevano una maternità e delle strane figure scure enigmatiche che sembravano delle facce. Sopra campeggiava la scritta: “Galleria inesistente”.
Due artisti fotografi attaccavano le loro opere, nelle bacheche dedicate alla pubblicità (ormai dismesse), l’arte a disposizione di tutti, l’arte manifestata: sì, si trattava proprio di una manifestazione.

Stefano, che poi tutti conoscono come Puff, si occupa di fotografia da tantissimo tempo, da sempre, ma non è uno che si limita a fare click, a selezionare l’immagine il taglio e a stamparla, no lui sperimenta e lo fa da tanto tempo, da quando utilizzava la polaroid per esempio, inserendo elementi esterni all’interno alla ricerca di effetti pittorici.

Molti anni fa, a una manifestazione a Roma con Nanni Moretti, per caso (qualcuno direbbe che il caso non esiste) fa una foto mossa, quando la guarda capisce che ha qualcosa di speciale è la rotazione che ha effettuato durante lo scatto che l’ha resa morbida, offuscata, irreale.
In seguito ha ripetuto l’evento ottenendo così quello che sarà (lo scoprirà in seguito) la materia prima per realizzare le sue opere che ha presentato nel 2014 alla mostra “L’eleganza della verità” presso l’associazione duepuntilab. Interessante il meccanismo espositivo secondo il quale ogni visitatore era invitato ad attribuire un titolo a ogni opera, che diventava in questo modo la proiezione immaginifica di ognuno. Il materiale raccolto ha generato un surrealista “cadavre exquis” che è stato lo spunto per una serata di discussione con la psicologo analista Pani Galeazza.



Sono comparse proprio quelle opere di fianco all’autostazione: misteriosi e imprecisati volti o figure indefinite.
Alberonero proprio durante Cheap Festival aveva interpretato quel lungo muro che si affaccia sui viali con una sequenza di colori, una palette in gradazione cromatica quasi a sottolineare il dinamismo del passaggio di tutte quelle anime che ogni giorno percorrono i viali. Un effetto dinamico di colori che si affastellano l’uno dopo l’altro, campiture di colore ognuna in dialogo con un suo alter ego cromatico.
Ed è proprio qui, in quel quadratino al centro di 40×40 cm, che Puff ha applicato le sue opere “i diversi volti dell’anima”.

Era rimasto colpito da quelle sfumature, le ha fotografate, studiate, ne ha ricreato le gradazioni, ha fatto un montaggio a collage per fare in modo che i colori delle sue opere fossero le stesse di Alberonero, nell’intenzione di arricchire senza trasformare troppo.
Un’operazione che si chiama #manifestArti che intende dialogare con quella precedente in maniera delicata e per niente invadente. Un modo elegante per intervenire artisticamente in strada, dove si sa che le cose sono di chi arriva prima e se le prende nella giungla d’asfalto.
Da quei “mossi” Puff attraverso il ritocco digitale, opera delle sovrapposizione, specula le parti sino a trasformare ogni foto in un’altra cosa, le forme si modificano sino al manifestarsi di cose che vengono dall’interpretazione delle persone che lo guardano, il “manifesto” che si trasforma.

C’è da dire che lui la passione per i manifesti ce l’ha da tempo, da quando li affiggeva per lavoro, ricorda l’odore della colla, le tecniche per ottenere una stesura liscia e senza grinze. Eppoi li guarda, li cerca, li fotografa, pratica dei piccoli close-up sugli strappi e sovrapposizioni, li colleziona, ammirando la traccia di ciò che è stato che ora è diverso e che in futuro non ci sarà più. La prova reale di quello che il tempo genera naturalmente sui tabelloni dove il risultato è del tutto simile a ciò che ha reso famoso Mimmo Rotella.
Con Puff ci conosciamo da quando partecipavamo insieme al progetto degli inUTILI ci fa sempre piacere ospitarlo nella nostra bottega, sia qui nella virtuale che in quella reale. È bravo ed elegante, forse di lui si può dire che è un fotografo astratto, sicuramente è un artista.

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