Acqua e Appaloosa

Nella tecnica dell’acquerello bisogna avere fiducia nell’acqua.

Si perché l’acqua non è solo l’elemento principale di cui si compone il nostro corpo, non è solo l’elemento fondamentale per la nostra esistenza e per quella del pianeta, non è solo uno dei principali costituenti dell’universo, è anche il veicolo che ci permette di far scivolare sul foglio i colori che la mente assieme al cuore trova mescola e stempera.



Dominare l’acqua non è facile, è come cavalcare un Appaloosa, il cavallo selvaggio indiano d’America che mantiene il suo carattere anche quando decide che gli starai in groppa. Si instaura così con l’animale un rispetto reciproco. Con l’acquerello accade qualcosa di simile.

L’acqua poi penetra nella materia di cui è composta la carta.
La carta nasce da molta fatica: frullare la cellulosa, mescolarla a colle, pressarla trai caldi rulli e poi tagliarla e conservarla in luogo asciutto è un lavoro complesso che nasconde insidie in ogni momento. Allora quando la vuoi dipingere devi trattarla, bagnarla, montarla su una tavola di legno e aspettare.

L’attesa nelle cose migliori è fondamentale. Il tempo si dilata. Devi aspettare che anche la carta, come il cavallo Apaloosa, calmi la sua furia.

Solo quando sarà ben asciutta, solo allora, la potrai affrontare con pennello e colori. In questo modo inizia un momento magico, dove con perizia, calma e cuore riesci a dominare quell’acqua e a fargli fare esattamente quello che tu vuoi. Quando ti renderai conto che la carta sotto di te “ubbidisce ai tuoi comandi” si sarà compiuto l’atto creativo che passa attraverso l’acquerello.

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