Nonni & treni

Quando dovevamo arredare ZonaZago7, ho proposto a Luca di andare a “visitare” quella cantina, di cui da tanti anni mi parlava, piena zeppa di mobili e suppellettili della sua casa di quando ci abitavano i suoi nonni.
Immagini la mia curiosità? Io adoro passare tempo libero a zonzo nei mercatini dell’usato.
E’ una cosa che mi rilassa molto, mi riempie la mente e mi fa fantasticare sulle storie che ogni oggetto può avere. I “feticci degli altri“, appunto, un mio progetto artistico che prima o poi riuscirò ad esporre come lo immagino.

Entrammo nella sua cantina, davvero pienissima, e ci trovammo un sacco di cose che poi abbiamo portato a ZonaZago7: una serie di pentolini di alluminio e un servizio di piatti bianchi e perfetti, 3 sedie (anni ’70), un lampadario di acciaio (ricoperto da una coltre di fitta polvere), il lampadario di vetro (ora è meravigliosamente appeso in bagno), una bottiglia di VOV, le corna della mucca toscana, setacci, imbuti, colini e…
… un set completo di valigie. Le valigie del nonno Carlo, dal baule grande, a quella capiente, a quella che oggi potremmo chiamare una 24 ore.

Ora quelle valigie sono a ZonaZago7. Sono bellissime, portano appiccicati i ricordi di quegli anni, di quei viaggi, dei treni presi. Di quei treni che continuano, nella ferrovia di fianco a noi, a passare avanti e indietro tutti i giorni portando con sé pensieri, storie, vite, amori, passioni e tanta energia.
Storie di gente e storie di nonni. Perché i nonni sono importanti nella vita e nell’immaginario di un bambino, sanno donare amore dolce e delicato, sanno insegnare tante cose e sanno dare un imprinting sulle passioni davvero importante.

Prendiamo i nonni di Luca, quelli lì che abitavano nella sua casa, Carlo e Isa. Lui un contabile dal carattere mite e forse un po’ introverso, me lo immagino con quei manicotti neri, per non sporcare di inchiostro i polsi delle camicie, a far di conto tutto il giorno. Lei una signora simpatica e sorridente innamorata di quel bel bimbetto pieno di riccioli rossi. Lei glieli teneva quando a Luca tagliavano i capelli.
Mi racconta Luca che la nonna Isa lo ha stimolato molto creativamente ad esempio facendo le torte. Si sa che i bambini giocherellano sempre nelle cucine. Allora nonna Isa e Luca facevano insieme le crostate. Ma guai a decorarle normalmente con le strisce di pasta frolla incrociata. No!
La superficie della crostata diventava una tela, la marmellata era il fondo. Tagliavano e modellavano la pasta frolla sagomandola ora a forma di treno ora a forma di grappolo d’uva. E chissà quante belle storie gli raccontava mentre insieme armeggiavano sul piano di marmo del classico tavolo di una volta della cucina.

I miei nonni invece, Augusto e Rosilde, erano persone di paese. Avevano lavorato la canapa, quando in quelle zone era una coltivazione intensiva. Quanti racconti!
Mio nonno Augusto ha fatto mille lavori diversi: autista di camion, fruttivendolo, macellaio a domicilio. Allora i contadini avevano il maiale e una volta all’anno veniva lavorato diventando una gloriosa distesa di salami pancette e prosciutti sulla pertica. Non stava mai fermo e sapeva fare ogni cosa: raccoglieva le canne lungo i fiumi e ci faceva le scope; faceva il vino pestandolo con i piedi; preparava cipolline sotto aceto; raccoglieva pannocchie, le distendeva al sole ad asciugare e poi le sgranava con una specie di spazzola costruita da lui, fatta con un pezzo di legno e con dei chiodi; aggiustava tutto quello che si rompeva con quello che aveva, allora un tappo di sughero poteva diventare per magia il manico di una pentola. Così di certo non ci si scottava. Nella maggior parte delle sue attività io ero di fianco a lui.

Senti quanti stimoli ci sono in queste righe?
Li senti i profumi?

Quello di crostata, di aceto, di inchiostro, di canne al sole.
Li vedi i colori?
Il bordeaux della marmellata, il giallo delle pannocchie, il rosso dei capelli.
Li senti i rumori?
Quello di cicale delle lunghe estati assolate, del motore del camion che si avvia, del matterello sul tavolo…
e il rumore dei treni che passano?

Noi ovviamente sì. Grazie nonni.